mercoledì 11 settembre 2024

Tutta la verità sulla pillola rossa

 




Ho scelto di pubblicare questa mia riflessione oggi, di tutte le date, per ovvie ragioni. Ho motivo di credere che sia stato proprio l'undici settembre 2001 il prodromo del lento risveglio di una parte dell'umanità: una sorta di anno zero della consapevolezza collettiva, la cui storica data è presente anche in Matrix (1999), nei pochissimi fotogrammi che mostrano la scadenza del passaporto di Thomas A. Anderson, alias Neo.

Penso che al mondo – almeno nei paesi industrializzati – non esista persona che non conosca la celebre, topica scena del primo Matrix in cui Morpheus offre a Neo le due pillole. A distanza di vent'anni, essa (come il film) è ormai diventata parte della cultura popolare a tutti i livelli, tanto che in molti – da una certa parte della politica fino ai cosiddetti “incel” – hanno adottato la metafora della pillola rossa per affermare le proprie ideologie. E sebbene esse non abbiano nulla a che vedere con le tematiche o la storia della pellicola, interpretano comunque l'assunzione della pillola rossa come una presa di consapevolezza riguardo a determinati temi.

Chi ha approfondito il pensiero dietro al film, sa anche che in realtà “la scelta” dovrebbe essere una metafora del transgenderismo, per stessa ammissione dei registi. Avevo soli dieci anni quando uscì Matrix ed è il mio secondo film preferito; l'ho sempre considerato uno dei grandi capolavori del cinema moderno, così come ho sempre tessuto le lodi dei Wachowski in tal senso. Questo perché l'identità dei due come persone non ha nulla a che vedere con la loro dimensione artistica e il fatto che la pensi modo diametralmente opposto a loro sul transgenderismo, non mi impedisce di riconoscere il valore dei vari film che hanno girato. Perciò in Matrix io non vedo e non vedrò mai una metafora transgender, ma qualcosa di molto più profondo e importante, che nulla ha a che vedere con sesso o biologia, ma che pertiene alla consapevolezza individuale, a un sistema di controllo oppressivo e alla Coscienza umana.

L'ottica in cui la quasi totalità delle persone ha interpretato la scena della pillola rossa, è la seguente: la scelta tra cruda verità e rassicurante menzogna, tra libertà e schiavitù, tra conoscenza e ignoranza, tra responsabilità e infantilismo. Sì, perché accettare di vivere in un sistema mostruoso che necessita di azioni concrete per essere smantellato, richiede che ciascuno di noi si responsabilizzi e faccia la propria parte. Che l'umanità passi dall'infanzia di cui è prigioniera plurimillenaria, alla maturità dell'età adulta. E per quanto esista il forte simbolismo d'un salvatore quasi cristico, incarnato dal personaggio di Neo, nemmeno lui avrebbe potuto salvare l'umanità senza l'aiuto dei compagni… e a voler essere precisi, infatti, non ci è riuscito a dispetto del suo sacrificio. Ha solo aperto uno spiraglio verso un futuro migliore. In realtà, credo che Neo rappresenti il potenziale nascosto di ognuno di noi, più che un salvatore trascendente.

In un'altra scena, vediamo invece Cypher vendersi, tradendo la sua specie per tornaconto personale, ma c'è più del mero egoismo nella sua condotta: il suo personaggio incarna – al contrario dei suoi compagni – la codardia, l'incapacità di accettare la realtà per quella che è e la resa di fronte al nemico. In sintesi, Cypher è l'emblema della maggior parte degli esseri umani anche fuori dalla pellicola: non a caso ho sentito anche delle persone arrivare a giustificare le sue azioni. Lui rappresenta gli egoisti, conformisti e gregari, che preferiscono far parte del branco e salvaguardare sé stessi, piuttosto che combattere ed elevarsi per diventare qualcosa di più, perché è una via molto più ardua da percorrere. Coloro che prendono atto dei fatti e agiscono di conseguenza, come Neo e Morpheus, rappresentano invece quelli che nel mondo, i più definiscono “complottisti” e “dissidenti”. Se Neo se ne fosse andato in giro dentro Matrix a dire a tutti come stavano le cose, in cinque minuti sarebbe finito in una cella imbottita! Eppure, tutti noi sappiamo che, nel contesto del film, non avrebbe esposto altro che i fatti.

Qual è quindi la scomoda verità che la scelta offerta da Morpheus nasconde, e che i più non sono disposti ad ammettere nemmeno a sé stessi?

Come ho detto, quella della pillola è in tutto e per tutto una scena topica, un aggettivo che ho usato di proposito (per citare l'Agente Smith). In questo contesto col significato di: “decisiva, risolutiva, di fondamentale importanza per gli sviluppi successivi”. Molti pensano che anche nella realtà sia così, cioè credono che ci sia un momento così importante nella loro vita da segnare un punto di svolta, e che in genere esso coincida con una loro scelta consapevole. Come quella di mettere al mondo un figlio, di divorziare, cambiare lavoro o di abbracciare una nuova religione. E in rari casi può anche accadere, tuttavia molto più spesso la presa di consapevolezza è sottile e graduale, avviene nel corso del tempo attraverso eventi apparentemente banali e scollegati tra loro, piccole conversazioni che sembrano prive di valore o significato. Opportunità che spesso non si riconoscono per ciò che sono, come delle svolte in autostrada che non vedi perché stai guardando altrove. Cosa voglio dire, con questo?

Che per ciascuno di noi non c'è un uomo calvo con uno spolverino che ci offre una scelta così lapalissiana, come accade in Matrix: è chiaro che è un film, è tutto costruito a tavolino per produrre una forte impressione sullo spettatore. Nella finzione, si progetta una situazione per ottenere il massimo effetto scenico… incluso il temporale che infuria fuori dall'edificio mentre Neo compie la difficile scelta: un vero classico. La realtà non è così, voglio essere molto chiaro su questo punto. Anche nei casi più eclatanti, come appunto l'undici settembre o la psyop globale “Covid 19”, il solo evento in sé non è sufficiente ad acquisire automaticamente un più alto livello di consapevolezza, ma rappresenta soltanto un'opportunità che ciascuno deve cogliere. Per alcuni, si tratta di crepe che compaiono all'improvviso nel muro della realtà, che fino a un attimo prima appariva integro e indistruttibile. Fenditure nella Matrix che però occorre allargare, così da poter esplorare nella sua interezza ciò che si nasconde dall'altra parte. Altri non le vedono o peggio, fingono di non vederle, perché “non sono pronti per essere scollegati”. Chi accetta qualunque evento storico passato o presente così come il sistema glielo racconta, senza metterlo in discussione, sta di fatto vivendo ancora nella Matrix. Una manciata di disperati che non sapevano pilotare nemmeno un Cessna e che l'undici settembre sarebbero riusciti a bucare le difese del NORAD? La fialetta di Colin Powell che avrebbe dimostrato l'esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq? Oswald che avrebbe ucciso JFK agendo da solo, quando la CIA era la prima a volere il presidente morto? L'allunaggio, compiuto con tecnologia antediluviana da astronauti che non sapevano nemmeno dove fossero le Fasce di Van Allen, e che alla trionfale conferenza al ritorno avevano la faccia di qualcuno che ha perso il lavoro, la moglie e gli è morto il cane nello stesso giorno?

Morpheus è il giovanotto che incontrate all'edicola, che magari vi dice che nei quotidiani c'è solo propaganda e che essi sono di proprietà di uomini senza scrupoli cooptati dal potere profondo, e voi non solo non verificate la sua affermazione, ma non gli date proprio retta. Morpheus è il nickname sconosciuto sui social, che cerca di spiegarvi che stiamo marciando verso una dittatura globale di stampo nazisanitario e greencomunista in stile cinese, ma che voi prendete per mitomane. Morpheus è la pensionata che siede accanto a voi sull'autobus, che come Neo è abbastanza sveglia da capire che c'è qualcosa che non quadra nel mondo; e che vi dice che l'istruzione non è più quella di una volta e che indottrinano i nostri figli con una serie di colossali menzogne per spingere la loro agenda e uccidere il pensiero critico. Che vi spiega che i suoi nipoti sembrano degli zombi, dei decerebrati. Ma voi pensate che sia soltanto una vecchia rincoglionita e le date spago solo per non sembrare scortesi. Morpheus è l'anziano contadino di zona da cui magari andate a comprare prodotti a chilometro zero, che vi spiega che non ha più nulla da vendervi perché gli stanno distruggendo il raccolto con la geoingegneria, mentre l'origine antropica del cambiamento climatico è una truffa criminale per renderci schiavi e confiscare le nostre proprietà, inclusa la terra coltivabile, come sta già accadendo in vari paesi del mondo. Ma voi vi dite che è solo un illetterato che ripete complottismi sentiti in giro e gli date ragione, annuendo con fare comprensivo come fareste davanti a un pazzo armato di machete. Morpheus è un precedentemente stimato medico, di fama internazionale, che ha distrutto la propria carriera e ha perso ogni cosa per onorare il giuramento di Ippocrate, e urlare al mondo che i vaccini uccidono. Ma anche se è famoso e plurititolato, è stato “scomunicato” dall'ordine dei medici e quindi non è più credibile, perché non ha il bollino autoritario delle istituzioni. Perciò lo ignorate e finite per ascoltare televirologi che sono paragonabili a Vanna Marchi e che ricevono bonifici da Big Pharma, ma che alle vostre orecchie suonano rassicuranti perché hanno alle spalle il potere costituito rappresentato da politica e media. Morpheus è il giornalista indipendente che vi spiega che viviamo in una colonia fin dai tempi del Risorgimento, e che il nostro padrone è la mafia globalista anglosassone e in seconda battuta i loro maggiordomi della UE, entrambi al soldo di potentati finanziari e massonerie internazionali che tirano le fila di ogni cosa che accade sul pianeta. Ma voi vi dite che è puro e semplice complottismo di bassa lega, paragonabile al terrapiattismo, come vi hanno ammaestrato a pensare. Che se non è nelle trasmissioni “mainstream” vuol dire che non è credibile… e che comunque il giornalista in questione dev'essere di certo un populista, o magari un fascista, o un rossobruno. In ogni caso, sicuramente un pericoloso “nemico della democrazia e della libertà”. Morpheus è la persona che ha scritto l'articolo che state leggendo. E tutti questi Morpheus, scegliete ogni giorno di ignorarli, o nel peggiore dei casi deriderli o insultarli, perché è molto più facile e conveniente che svolgere ricerche per conto vostro e verificare se in ciò che dicono c'è del vero o meno.

La verità è incondizionata, pura, non ha alcun riguardo per i sentimenti o i desideri di chicchessia e non importa chi tu sia, ti prende a sprangate nei denti e a calci nel culo. Per questo è sempre stata e sempre sarà impopolare tra le masse. E così come i cromosomi XY dei Wachowski ci dicono che sono nati maschi e tali saranno sempre, a prescindere da ciò che “sentono” di essere e dalle mutilazioni che attuano sul loro corpo, così il resto della realtà non cambia solo perché delle persone scelgono di ignorarla o di non crederci… eppure i più continuano ad affidarsi al “pensiero magico”. Davvero credete che nella Germania nazista, a un ebreo sarebbe bastato fingere di essere alle Maldive per teletrasportarsi fuori dal lager? O pensarsi ariano per farsi liberare dalle SS? No, i prigionieri dei campi hanno accettato la realtà mostruosa in cui vivevano e hanno fatto del loro meglio per affrontarla a viso aperto, con coraggio. E moltissimi di loro sono morti, ma almeno sono andati incontro alla fine con la loro dignità di uomini e donne intatta, e non come dei mocciosi piagnucolosi e pusillanimi che pestano i piedi e si rifiutano di accettare il fatto che Babbo Natale non esista.

La verità è che la stragrande maggioranza della gente è infantile e, ogni giorno della sua vita, ingoia per codardia la pillola azzurra. Non è una scelta che capita una sola volta come dice Morpheus nel film, ma avviene di continuo. Ogni volta che scegliete di ignorare chi vi offre una prospettiva alternativa a quella propinata dalle istituzioni, voi state rifiutando la pillola rossa, per pura vigliaccheria e/o conformismo. Perché è molto più comodo e rassicurante credere che non sia in atto un genocidio programmato su scala mondiale, che vaccini, telecamere con riconoscimento facciale e geoingegneria siano per il nostro bene e non per ammalarci e schiavizzarci. Che non siamo in una guerra di quinta generazione combattuta nella mente delle persone con la propaganda, la manipolazione e le psyops; ed è molto più comodo credere che la realtà non sia persino più mostruosa di quella di Matrix. Molto meglio tenere gli occhi chiusi all'interno delle confortevoli capsule create per noi, a sognare un mondo che non esiste più… e che forse non è mai esistito davvero. Fare ciò non richiede alcuna responsabilità da parte nostra in quanto esseri umani, di conseguenza ci rende piuttosto capi di bestiame dal pollice opponibile.

Ma svegliarsi ogni sacrosanta mattina a bordo della fottuta Nebuchadnezzar con la ciurma di Morpheus – combattendo ogni giorno per la libertà, la verità e la vita – costa caro, come ammette Cypher, perché bisogna esser disposti a ingoiare merda mattina e sera. Per i più, è preferibile la gratificazione che si riceve dalle istituzioni quando si additano i divergenti come “complottisti” e si denuncia il vicino alle autorità come durante la truffa Covid. Per non parlare del senso di superiorità morale che offre l'idea di essere degli eroi che si fanno la punturina per salvare il mondo, mentre i no–vax sono untori e merde criminali da ghettizzare o perfino da ammazzare… proprio come i nazisti fecero con gli ebrei. Salvo poi scoprire che i no–vax avevano ragione da vendere e, nonostante ciò, continuare a vivere nella menzogna per pura ignoranza e dissonanza cognitiva, oppure perché troppo orgogliosi per ammettere di averlo preso nel culo fino all'ultimo centimetro.

L'incontestabile verità sulla pillola rossa è dunque la seguente: a tutti noi piace Neo ma, mentre alcuni seguono davvero il suo esempio, la maggior parte della gente non lo fa. Ogni giorno della loro vita, le persone mentono a sé stesse sulla scelta di imitare Neo e sconfessano tale affermazione inghiottendo la loro brava pillolina azzurra… e poi, non contenti, insultano, aggrediscono e/o deridono tutti coloro che hanno mandato giù l'amara pillola rossa e che cercano di salvare i loro culi svegliandoli. Lo fanno persino quando si tratta del sangue del loro sangue… l'ho visto succedere.

Purtroppo, come dice Morpheus, nessuno può descrivere Matrix agli altri, ciascuno deve scoprire da solo che cos'è, perciò ognuno deve prendere la pillola rossa di sua sponte. Se lui avesse raccontato a Neo tutta la verità in quella stanza, senza tirarlo fuori da Matrix per mostrargli la realtà, pensate veramente che gli avrebbe creduto? E persino sull'hovercraft, la prima reazione di Neo è stata comunque il rifiuto: bisogna vedere con i propri occhi, per credere. E io ho visto, documentate, false sparatorie spacciate dai media come reali alle masse, solo per perseguire un'agenda. Ho visto il sistema mentire spudoratamente, a ripetizione, sulle tematiche più disparate e ho scoperto che la storia del mio paese è molto diversa da quella scritta sui libri di scuola che mi hanno presentato come verità. Nel momento in cui qualcuno ti mente su una cosa qualsiasi, grossa o piccola che sia, automaticamente diventa legittimo il sospetto che possa aver mentito anche su tutto il resto. E più continui a scavare, più menzogne vengono fuori su ogni argomento.

Matrix è ovunque e tutti gli avvenimenti, anche quelli apparentemente isolati, in realtà sono molto spesso collegati: basta soltanto unire i puntini per far comparire l'orripilante disegno che i più temono di guardare. Perché riconoscerlo per ciò che è, significherebbe dover gettare via tutto ciò in cui si è creduto fino a quel momento, ma soprattutto, doverne combattere la mostruosità in prima persona. Esattamente come gli ebrei dovettero riconoscere e affrontare l'orrore del nazismo. Il Terzo Reich è stato sconfitto nel secolo scorso, ma nel 2024 il nazicomunismo globalista del Nuovo Ordine Mondiale incarnato dal WEF è vivo e gode di ottima salute, ha avvolto le spire dei suoi tentacoli intorno all'intero pianeta e ci vuole morti o schiavi. Io non sono un profeta e – per citare lo stesso Neo –, non sono qui per dirvi come andrà a finire, ma posso dirvi da dove tutto comincia: dal passo in avanti di ciascuno di voi nel porvi domande e cercare in piena onestà le risposte. Dal desiderio di libertà.

Come dice Morpheus, chi – come il sottoscritto – ha già varcato la soglia, può soltanto indicarvela. Siete voi che dovete trovare il coraggio, la forza d'animo e l'onestà intellettuale per attraversarla e lottare, finalmente liberi dal carcere in cui – fin dall'alba dei tempi – tutti noi nasciamo.

Una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore… una prigione per la nostra mente.




M.G.

lunedì 17 giugno 2024

Aggiornamento

Ieri ho finalmente concluso l'ultimo volume della mia trilogia dark fantasy. A breve parteciperò col primo libro a una nuova selezione di manoscritti inediti, mentre nel frattempo continuerò a lavorare alla silloge poetica Viali esistenziali e spulcerò (per l'ennesima volta) il panorama editoriale in cerca di possibili CE da contattare.

Completare una saga di oltre due milioni di battute può sembrare un'impresa colossale ai non addetti ai lavori (e forse anche ad alcuni scrittori stessi), ma è nulla se paragonata alla ricerca di qualcuno che creda nel tuo lavoro e ti dia una possibilità. La meritocrazia è solo una favola del cazzo e chiunque continui a propagandarla è un mentitore seriale che, nel migliore dei casi, meriterebbe soltanto insulti. Il paesaggio che ho di fronte ogni giorno è così desolato, che spesso la stanchezza e la frustrazione arrivano a livelli tali che penso di arrendermi... se non l'ho fatto, è solo perché sono così fottutamente testardo che la mia testa potrebbe fare a gara con una lastra di granito.

A ogni modo, piccolo sfogo a parte, la conclusione della mia ambiziosa trilogia segna un po' uno spartiacque, nella mia non carriera di scrittore: mi ha accompagnato per molti anni, anche prima che iniziassi la stesura vera e propria del primo volume, quando era solo un'idea nella mia testa. E per quanto verso la fine fosse divenuto sfiancante continuare a buttare giù pagine su pagine, so già che i protagonisti mi mancheranno, come vecchi amici ormai lontani. Sono stati dei veri e propri compagni di viaggio con i quali ho condiviso un lungo, lunghissimo cammino.
Posso solo sperare che un giorno, anche dei lettori potranno dire lo stesso.


Alla prossima!


M.G.

domenica 5 maggio 2024

Il sogno del buio


Edita da Silele edizioni, Il sogno del buio è un'antologia che contiene i racconti vincitori delle passate edizioni del NeroPremio, indetto da La Tela Nera. Il volume sarà presente anche al Salone del Libro di Torino 2024 e sarà acquistabile nei principali negozi online (es. Amazon) alla fine di maggio.
Tra i tanti brani che contiene, è presente anche il mio racconto horror Discesa nelle tenebre.
Se volete sostenere giovani (e meno giovani) autori del sottobosco italiano, nonché un editore che ripone fiducia in loro, questa è una buona occasione!

Per quanto riguarda me sono ancora vivo, sì, anche se aggiorno questo blog molto di rado. Ma visto che probabilmente non lo leggerà nessuno o quasi, va bene così. Ho superato la metà della stesura dell'ultimo romanzo della trilogia dark fantasy che ho in cantiere, mentre ancora attendo eventuali risposte dall'ultimo editore a cui ho proposto il primo volume. In caso negativo (come ormai comincio a pensare), mi orienterò su un nuovo editore, preferibilmente uno che si occupi anche della traduzione in inglese per sbarcare anche all'estero. Per allora sarò ormai in possesso di una trilogia completa solo da ritoccare, e ciò potrebbe fare la differenza.
Una volta terminato Dèi e uomini, ho deciso che mi prenderò una pausa dal fantasy e probabilmente comincerò a gettare le basi per un romanzo horror, forse ne avevo già accennato. In parallelo sto anche lavorando alacremente alla mia prima silloge poetica, incentrata sull'esistenzialismo, che però non so quando completerò. Potrebbe essere tra qualche mese come a fine anno.

Alla prossima!

mercoledì 15 novembre 2023

La dittatura dell'ipse dixit

Abbiamo la fortuna – o la sventura a seconda dei punti di vista – di vivere in tempi assai interessanti, come recita un proverbio cinese per definire le epoche turbolente. L'aspetto particolare che volevo prendere in esame oggi, è quello dell'ipse dixit.

Per coloro che non sapessero a cosa mi riferisco, riassumo la sua origine in poche righe. Nell'antica Grecia (stando a Cicerone), il suo corrispettivo greco era utilizzato nella scuola di Pitagora riferito a quest'ultimo, per convalidare le affermazioni di chi parlava. In epoca medioevale la formula fu adoperata in relazione ad Aristotele, considerato la massima autorità in campo filosofico. In parole povere, ci si richiama all'autorità di qualcuno – vivente o vissuto – in un dato campo, per validare le proprie tesi.

Tutto questo però, come influenza il mondo di oggi? È presto detto. Oggigiorno, viviamo una problematica duplice e in un certo senso anche ossimorica. Da un lato, esiste un quantitativo sterminato di imbecilli che si credono tuttologi: pur ignoranti di un dato argomento, aprono bocca per dire immani bestialità senza nemmeno rendersene conto. In alcuni casi capita anche con persone colte che – per dirla in francese – cagano fuori dalla tazza e s'inoltrano in campi che non conoscono, credendo che la loro conoscenza pregressa di altri argomenti possa bastare per parlare con cognizione di causa. Per esempio, ho sentito spesso antropologi, politici o altri demonizzare i videogiochi senza aver mai letto una riga a riguardo e/o senza averne mai toccato uno, paragonandoli al gioco d'azzardo. Oppure sedicenti critici letterari e scrittori in erba a dir poco insipienti, che hanno letto e scritto poco o nulla e pretendono di pontificare sulla scrittura creativa, nonché di insegnare qualcosa a chi scrive da anni.

Il secondo aspetto di questo male, ad esso opposto, è appunto l'ipse dixit. Si prendono le affermazioni di un individuo che possiede magari un titolo di studio, e ci si limita a dire: «Eh, beh l'ha detto il dottor tal dei tali… lui lo sa, dev'essere così».

Un ragionamento da stupide pecore, a voler essere anche generosi. Chi si richiama all'ipse dixit nella sua forma più becera senza produrre dei ragionamenti propri – perché pigro o magari privo degli strumenti culturali adeguati – contribuisce a diffondere questa specie di cancro della ratio, come mi piace definirlo. Al di là della mancanza di spirito critico di chi si affida ciecamente all'ipse dixit, l'altro grande problema è che gli altri, anche qualora colti e titolati, non sono infallibili. Se tu ti basi sull'autorità di qualcuno, e poi si scopre che quel qualcuno ha detto un'enorme fesseria, ecco che ti crolla tutto addosso. Di coloro che hanno assistito agli eventi susseguitisi negli ultimi tre anni, chi è dotato di un cervello funzionante sa perfettamente a cosa mi riferisco, perciò mi fermo qui.

L'unico caso in cui l'ipse dixit può sembrare uno strumento legittimo, è quando si concretizza una serie di condizioni: primo, chi parla conosce bene l'argomento. Secondo, si serve della propria ragione per confermare la posizione della fonte autorevole, seguendo ragionamenti logici e se necessario fornendo dati e prove. Terzo – facoltativo ma auspicabile – la persona attinge a più fonti autorevoli e non a una soltanto, poiché ciò rafforza ulteriormente la sua posizione. Se lo dice uno scienziato, benissimo, ma se lo dicono una dozzina, è ancora meglio. Lo stesso si può applicare in ambito medico, letterario, bellico o qualsiasi altro campo dello scibile umano. Purtroppo però, come ho anticipato, anche in questo caso l'ipse dixit non è un metodo che si dovrebbe seguire, in quanto specioso. Ciò non soltanto perché anche più individui possono sbagliare in buona fede, ma perché nel peggiore dei casi potrebbero essere stati “comprati” per mantenere un'unica linea di pensiero. A mio avviso, occorre quindi evitarlo in toto.

Quindi perché “dittatura” dell'ipse dixit? Semplice… quando si utilizza tale formula a livello istituzionale – proponendo i Pitagora e gli Aristotele della situazione come infallibili – ogni dibattito diventa non solo impossibile, ma vietato dall'autorità stessa. Chiunque non si adegui all'ipse dixit calato dall'alto – che genera ciò che alcuni chiamano “pensiero unico” o “mente alveare” – diventa un ignorante, un “complottista” o persino un pericoloso pazzo. In sintesi, diviene un “nemico della società”. Con questa metodologia è possibile – oliando i giusti ingranaggi – spacciare assurde bestialità come il frutto della “scienza” senza che la gente ignorante – che si limita ad applicare ciecamente l'ipse dixit – si ponga domande. Anche perché, chiunque se le ponesse finirebbe in un vero e proprio tritacarne sociale, a prescindere da quanto possa essere illustre.

Giungiamo alla conclusione. Esiste però un punto d'incontro a dir poco mefistofelico tra questi due atteggiamenti all'apparenza così diversi e antitetici: gli ignoranti tuttologi e gli ignoranti dell'ipse dixit. Cosa succede quando la prima categoria, invece di sparare nozioni a caso, si serve dell'ipse dixit come la seconda per legittimare le sue posizioni, magari senza mai aver aperto un libro sull'argomento in questione?

Amici miei, la risposta è semplice: si ha la morte di duemila anni di logica aristotelica e la distruzione del pensiero critico. Se invece – peggio ancora – a fare ciò è chi si trova in posizioni apicali della società e, pur sapendo perfettamente di mentire prosegue nella sua vile opera, tale formula diventa, come da titolo, la dittatura dell'ipse dixit.


martedì 19 settembre 2023

Sono ancora vivo!

Torno con qualche aggiornamento dopo una lunghissima assenza (dovuta principalmente alla pigrizia e ad altri impegni).
Anzitutto, il mio racconto cyberpunk Neo Babylon - finalista nell'edizione n. 63 del NeroPremio - è stato inserito in un'antologia gratuita intitolata: Una vita minerale. Potete scaricare l'e-book qui. Mi spiace soltanto che non sia la versione più aggiornata, in quanto ho ulteriormente rifinito il brano che ora è nella sua versione definitiva.
Per quanto riguarda Discesa nelle tenebre, il mio racconto horror si è piazzato al terzo posto nell'edizione n. 70 del NeroPremio e sarà inserito in una futura raccolta, edita da Silele Edizioni.
C'è poi un'altra realtà letteraria della quale sono entrato a far parte di recente: si tratta del gruppo ufficiale di Lovecraft Italia, gestito da e per i più grandi appassionati ed estimatori del Solitario di Providence. Abbiamo cominciato a sviluppare un'idea di universo narrativo condiviso simile ai "Miti di Cthulhu" del Maestro, ma con una nostra cosmogonia, pur restando sempre nella tradizione dell'horror/weird e del neogotico (e senza disdegnare eventuali incursioni nel fantasy stile Howard). Nel mese di novembre dovrebbe uscire (salvo imprevisti) il terzo volume della raccolta Strani Aeoni, edita da Colomò Editore, che conterrà il mio racconto horror/weird Sulle tracce di J.P. Kane.
Per quanto riguarda il mio progetto più importante, la trilogia di Dèi e uomini - che ha subito parecchi ritardi - spero di poter comunicare qualche novità editoriale nel corso dei prossimi mesi. Nel frattempo non ho grattato la pancia ai macachi, né pettinato le bambole: nei tre anni passati dalla fine della prima stesura ho spinto all'estremo il labor limae e ho perfezionato il romanzo al meglio delle mie capacità. Oltre a ciò, qualche mese fa ho terminato la prima stesura del secondo volume, che però richiederà ancora molto lavoro in termini di revisioni. In parallelo ho inoltre completato tutte le mappe del mondo della trilogia (incluse le regioni relative al terzo libro).
Conto di iniziare la stesura dell'ultimo volume l'anno venturo, anche perché mille altri progetti più o meno entusiasmanti mi affollano la testa, e non vedo l'ora di concretizzarli tutti.
Alla prossima!



M.G.


venerdì 8 aprile 2022

Un rapido aggiornamento

 Su Amazon è disponibile "Figlio del tuono", un'antologia che raccoglie i migliori racconti delle edizioni dalla 60 alla 62 del concorso NeroPremio, e che contiene una versione ridotta di un mio vecchio racconto post-apocalittico intitolato "Lacrime e pioggia".


Potete trovare la raccolta qui. Non sono sparito. Alla prossima!

domenica 12 settembre 2021

Il Giappone e il cyberpunk

È doveroso aprire questo breve saggio citando uno dei fondatori di tale sottogenere della fantascienza, William Gibson: «Il Giappone moderno era semplicemente cyberpunk. I giapponesi stessi lo sapevano e ne erano deliziati. Ricordo il mio primo assaggio di Shibuya, quando uno dei giovani giornalisti di Tokyo che mi aveva portato lì, il suo viso inzuppato nella luce di mille soli dei media – tutte quelle imponenti strisce di informazioni commerciali – disse: “Vedi? Vedi? È la città di Blade Runner”. E lo era. Lo era così palesemente». 

Ciò che risulta più interessante è che il cyberpunk giapponese non nacque in risposta allo stimolo occidentale, quanto piuttosto in parallelo e in maniera del tutto indipendente nei primi anni ottanta, principalmente nei circuiti di cinema underground. Si ritiene infatti Bakuretsu toshi (1982) di Sougo Ishii la pellicola iniziatrice del genere, sebbene la vera codifica del genere giunse con Tetsuo (1989), di Shin'ya Tsukamoto. 

Il cyberpunk giapponese delle origini comprendeva di solito tra i temi ricorrenti la mutazione, la tecnologia, la disumanizzazione, la repressione e la devianza sessuale. Fu soltanto col suo approdo all'interno di opere tipicamente nipponiche, come manga e anime, che esso subì una certa evoluzione, purtuttavia mantenendo i punti di contatto con il suo corrispettivo occidentale. Ed è qui il nocciolo della questione: il cyberpunk si è evoluto in occidente così come in oriente più o meno allo stesso modo, presentando spesso elementi, tematiche e situazioni comuni, questo anche prima che l'uno influenzasse l'altro. Da ciò si può quindi dedurre che il cyberpunk si basi su una visione futuristica del mondo condivisa, e la ricezione positiva di pubblico e critica delle opere nipponiche nel resto del globo non fa che confermare tale tesi. 

Il suo debutto nel mondo dell'animazione in Giappone avvenne prima con Akira (1982), seguito (fra i più celebri) nel corso di un trentennio, da Ghost in the Shell (1989), Battle Angel Alita (1990), Neon Genesis Evangelion (1995), Cowboy Bebop (1997) e infine Psycho-Pass (2012). Da alcune di queste opere sono state tratte pellicole cinematografiche (come Ghost in the Shell di Rupert Sanders del 2017 e Alita – Angelo della battaglia di Robert Rodriguez, del 2019) e persino videogiochi. 

Ciò che ha reso preziosa la produzione nipponica è la sua duttilità, poiché riesce a toccare le questioni più disparate: in Alita (e ancora di più in Ghost in the Shell ) si esplorano tematiche come il rapporto tra la mente e il suo involucro; l'unione tra umano e artificiale e la natura dei sentimenti e dell'anima. Temi affrontati anche da un videogioco canadese del 2011, Deus Ex: Human Revolution, nel quale la domanda filosofica che ci si pone è: cosa ci rende davvero umani e quando si cessa di essere tali? 

Per contro, Cowboy Bebop è un anime che si compone di molti tasselli comuni al cyberpunk, pur senza concentrarsi nello specifico su nessuno di essi. C'è Ed, una piccola hacker di talento, Faye, la donna senza memoria, che simboleggia il legame con il passato; Jet, che ha cercato di costruirsi dei nuovi valori perché deluso da quelli tradizionali. Infine Spike, un uomo in guerra con se stesso e alla ricerca di un'unica risposta e di una sola donna in tutto il sistema solare. Tra il degrado delle colonie e la miseria della vita, ci si prospetta un universo narrativo dominato da espedienti e dalla criminalità, così come da ecoterroristi e sette religiose New Age. I protagonisti si muovono su uno sfondo dalle mille sfaccettature mai banale, complice anche la scelta di presentare molti episodi come storie indipendenti e drammatiche. 

Psycho-Pass infine, è nato dal genio di Gen Urobuchi, noto anche per i celebri Puella Magi Madoka Magica e Fate/Zero. Se Cowboy Bebop presenta un'ambientazione spaziale tra Marte e i satelliti gioviani che contiene una forte pastiche, Psycho-Pass sceglie invece di concentrarsi sui drammi di una società orwelliana dominata dal sistema Sibyl; esso calcola il coefficiente di criminalità delle persone, divenendo a tutti gli effetti un valido metodo di controllo e repressione delle masse. Tra i temi portanti vi sono infatti la legittimità del sistema stesso, la sua interferenza con il libero arbitrio del singolo e il rapporto tra i benefici e il prezzo che esso comporta. 

In conclusione, pur mantenendo una propria identità stilistica e concettuale che si è evoluta negli ultimi quarant'anni, il cyberpunk nipponico è indiscutibilmente legato a doppio filo a quello occidentale; è segno forse che la visione del futuro, nonché i sogni e le paure dell'umanità tra distopia, tecnologia e digitalizzazione, sono universali e condivise molto più strettamente di quanto non si pensi.