mercoledì 15 novembre 2023

La dittatura dell'ipse dixit

Abbiamo la fortuna – o la sventura a seconda dei punti di vista – di vivere in tempi assai interessanti, come recita un proverbio cinese per definire le epoche turbolente. L'aspetto particolare che volevo prendere in esame oggi, è quello dell'ipse dixit.

Per coloro che non sapessero a cosa mi riferisco, riassumo la sua origine in poche righe. Nell'antica Grecia (stando a Cicerone), il suo corrispettivo greco era utilizzato nella scuola di Pitagora riferito a quest'ultimo, per convalidare le affermazioni di chi parlava. In epoca medioevale la formula fu adoperata in relazione ad Aristotele, considerato la massima autorità in campo filosofico. In parole povere, ci si richiama all'autorità di qualcuno – vivente o vissuto – in un dato campo, per validare le proprie tesi.

Tutto questo però, come influenza il mondo di oggi? È presto detto. Oggigiorno, viviamo una problematica duplice e in un certo senso anche ossimorica. Da un lato, esiste un quantitativo sterminato di imbecilli che si credono tuttologi: pur ignoranti di un dato argomento, aprono bocca per dire immani bestialità senza nemmeno rendersene conto. In alcuni casi capita anche con persone colte che – per dirla in francese – cagano fuori dalla tazza e s'inoltrano in campi che non conoscono, credendo che la loro conoscenza pregressa di altri argomenti possa bastare per parlare con cognizione di causa. Per esempio, ho sentito spesso antropologi, politici o altri demonizzare i videogiochi senza aver mai letto una riga a riguardo e/o senza averne mai toccato uno, paragonandoli al gioco d'azzardo. Oppure sedicenti critici letterari e scrittori in erba a dir poco insipienti, che hanno letto e scritto poco o nulla e pretendono di pontificare sulla scrittura creativa, nonché di insegnare qualcosa a chi scrive da anni.

Il secondo aspetto di questo male, ad esso opposto, è appunto l'ipse dixit. Si prendono le affermazioni di un individuo che possiede magari un titolo di studio, e ci si limita a dire: «Eh, beh l'ha detto il dottor tal dei tali… lui lo sa, dev'essere così».

Un ragionamento da stupide pecore, a voler essere anche generosi. Chi si richiama all'ipse dixit nella sua forma più becera senza produrre dei ragionamenti propri – perché pigro o magari privo degli strumenti culturali adeguati – contribuisce a diffondere questa specie di cancro della ratio, come mi piace definirlo. Al di là della mancanza di spirito critico di chi si affida ciecamente all'ipse dixit, l'altro grande problema è che gli altri, anche qualora colti e titolati, non sono infallibili. Se tu ti basi sull'autorità di qualcuno, e poi si scopre che quel qualcuno ha detto un'enorme fesseria, ecco che ti crolla tutto addosso. Di coloro che hanno assistito agli eventi susseguitisi negli ultimi tre anni, chi è dotato di un cervello funzionante sa perfettamente a cosa mi riferisco, perciò mi fermo qui.

L'unico caso in cui l'ipse dixit può sembrare uno strumento legittimo, è quando si concretizza una serie di condizioni: primo, chi parla conosce bene l'argomento. Secondo, si serve della propria ragione per confermare la posizione della fonte autorevole, seguendo ragionamenti logici e se necessario fornendo dati e prove. Terzo – facoltativo ma auspicabile – la persona attinge a più fonti autorevoli e non a una soltanto, poiché ciò rafforza ulteriormente la sua posizione. Se lo dice uno scienziato, benissimo, ma se lo dicono una dozzina, è ancora meglio. Lo stesso si può applicare in ambito medico, letterario, bellico o qualsiasi altro campo dello scibile umano. Purtroppo però, come ho anticipato, anche in questo caso l'ipse dixit non è un metodo che si dovrebbe seguire, in quanto specioso. Ciò non soltanto perché anche più individui possono sbagliare in buona fede, ma perché nel peggiore dei casi potrebbero essere stati “comprati” per mantenere un'unica linea di pensiero. A mio avviso, occorre quindi evitarlo in toto.

Quindi perché “dittatura” dell'ipse dixit? Semplice… quando si utilizza tale formula a livello istituzionale – proponendo i Pitagora e gli Aristotele della situazione come infallibili – ogni dibattito diventa non solo impossibile, ma vietato dall'autorità stessa. Chiunque non si adegui all'ipse dixit calato dall'alto – che genera ciò che alcuni chiamano “pensiero unico” o “mente alveare” – diventa un ignorante, un “complottista” o persino un pericoloso pazzo. In sintesi, diviene un “nemico della società”. Con questa metodologia è possibile – oliando i giusti ingranaggi – spacciare assurde bestialità come il frutto della “scienza” senza che la gente ignorante – che si limita ad applicare ciecamente l'ipse dixit – si ponga domande. Anche perché, chiunque se le ponesse finirebbe in un vero e proprio tritacarne sociale, a prescindere da quanto possa essere illustre.

Giungiamo alla conclusione. Esiste però un punto d'incontro a dir poco mefistofelico tra questi due atteggiamenti all'apparenza così diversi e antitetici: gli ignoranti tuttologi e gli ignoranti dell'ipse dixit. Cosa succede quando la prima categoria, invece di sparare nozioni a caso, si serve dell'ipse dixit come la seconda per legittimare le sue posizioni, magari senza mai aver aperto un libro sull'argomento in questione?

Amici miei, la risposta è semplice: si ha la morte di duemila anni di logica aristotelica e la distruzione del pensiero critico. Se invece – peggio ancora – a fare ciò è chi si trova in posizioni apicali della società e, pur sapendo perfettamente di mentire prosegue nella sua vile opera, tale formula diventa, come da titolo, la dittatura dell'ipse dixit.


martedì 19 settembre 2023

Sono ancora vivo!

Torno con qualche aggiornamento dopo una lunghissima assenza (dovuta principalmente alla pigrizia e ad altri impegni).
Anzitutto, il mio racconto cyberpunk Neo Babylon - finalista nell'edizione n. 63 del NeroPremio - è stato inserito in un'antologia gratuita intitolata: Una vita minerale. Potete scaricare l'e-book qui. Mi spiace soltanto che non sia la versione più aggiornata, in quanto ho ulteriormente rifinito il brano che ora è nella sua versione definitiva.
Per quanto riguarda Discesa nelle tenebre, il mio racconto horror si è piazzato al terzo posto nell'edizione n. 70 del NeroPremio e sarà inserito in una futura raccolta, edita da Silele Edizioni.
C'è poi un'altra realtà letteraria della quale sono entrato a far parte di recente: si tratta del gruppo ufficiale di Lovecraft Italia, gestito da e per i più grandi appassionati ed estimatori del Solitario di Providence. Abbiamo cominciato a sviluppare un'idea di universo narrativo condiviso simile ai "Miti di Cthulhu" del Maestro, ma con una nostra cosmogonia, pur restando sempre nella tradizione dell'horror/weird e del neogotico (e senza disdegnare eventuali incursioni nel fantasy stile Howard). Nel mese di novembre dovrebbe uscire (salvo imprevisti) il terzo volume della raccolta Strani Aeoni, edita da Colomò Editore, che conterrà il mio racconto horror/weird Sulle tracce di J.P. Kane.
Per quanto riguarda il mio progetto più importante, la trilogia di Dèi e uomini - che ha subito parecchi ritardi - spero di poter comunicare qualche novità editoriale nel corso dei prossimi mesi. Nel frattempo non ho grattato la pancia ai macachi, né pettinato le bambole: nei tre anni passati dalla fine della prima stesura ho spinto all'estremo il labor limae e ho perfezionato il romanzo al meglio delle mie capacità. Oltre a ciò, qualche mese fa ho terminato la prima stesura del secondo volume, che però richiederà ancora molto lavoro in termini di revisioni. In parallelo ho inoltre completato tutte le mappe del mondo della trilogia (incluse le regioni relative al terzo libro).
Conto di iniziare la stesura dell'ultimo volume l'anno venturo, anche perché mille altri progetti più o meno entusiasmanti mi affollano la testa, e non vedo l'ora di concretizzarli tutti.
Alla prossima!



M.G.