Per quanto riguarda il mio precedente libro invece, L'Occhio di Mobius, vi segnalo altre due recensioni. La prima è un po' più ricca di spoiler minori e parla anche un po' di me. La trovate qui:
La seconda, di Lorena Caccamo, è un estratto della rivista "Riscontri" del mio editore Il Terebinto, e la riporto fedelmente qui di seguito:
"L’Occhio di Mobius è un fantasy di quelli classici, quelli in cui la Magia è l’elemento predominante e manifesto. Dove quest’ultima rappresenta la conoscenza e, dunque, il potere. Ed è questo che contrappone le due fazioni avverse.
Maghi buoni contro maghi malvagi alla ricerca di un antico e potente manufatto. L’eterna lotta tra Bene e Male a tentare, confondere e ammaliare i protagonisti di questa storia.
I fanatici di un Credo proibito e la virtuosa Confederazione Arcana si contendono la prerogativa di esercitare le arti magiche: la Confederazione, così radicata nelle proprie leggi e tradizioni, convinta della necessità di detenere l’esclusivo diritto di praticare la magia; il Credo, diametralmente opposto, lotta nella convinzione di aprire a ognuno la possibilità della conoscenza.
Luvie e Lazard sono i protagonisti di questa storia, due maghi appartenenti alla Confederazione Arcana. Retti e integerrimi, ma senza escludere per questo metodi e soluzioni estreme, si ritroveranno a combattere contro creature demoniache, maghi mercenari e temibili Ierofanti. Dovranno però fare i conti anche con la loro coscienza, mettersi in discussione e avere il coraggio di fare quanto non si sarebbero mai aspettati.
Attorno ai due protagonisti si muovono personaggi che – tutt’altro che di semplice sfondo – appaiono pensati, profondi e funzionali al mondo che li ospita. Ognuno di essi, e non solo i personaggi principali, è descritto e caratterizzato con dovizia di particolari, soprattutto per quanto concerne la sfera morale. Tutti mossi da ideali radicati, non sempre però così incrollabili.
L’Occhio di Mobius è un romanzo che coinvolge senza mai perdersi in digressioni che possano allontanare il lettore dal fulcro della storia. E il lettore stesso avrà di che riflettere, man mano che i nostri protagonisti si ritroveranno davanti a decisioni e scelte sempre più difficili.
È un campo minato, quello del fantasy. Bisogna combattere con l’ombra di assoluti mosti sacri. Eppure, L’Occhio di Mobius riesce in qualche modo a discostarsi da illustri predecessori, come potrebbe essere Harry Potter, per il solo fatto che tutto ruoti intorno all’esercizio della magia. L’autore, Marco Garinei, costruisce un mondo coerente e credibile e, quando si tratta di un fantasy, la credibilità è l’elemento indispensabile."
Che altro dire? Vorrei solo aggiungere che le due fazioni di cui sopra, sono rappresentate come positivo e negativo assoluto soltanto all'inizio della storia. Ma ben presto risulta chiaro che, così come la sua luce, la Confederazione Arcana ha anche i suoi punti d'ombra; mentre i cosiddetti eretici, nonostante i dubbi metodi che utilizzano, potrebbero essere invece visti in una luce più positiva. Insomma, i "buoni" non sempre sono così buoni come sembrano e lo stesso vale per i "cattivi". E sarà proprio tale ambivalenza che spingerà i protagonisti a mettere in discussione le proprie convinzioni.
Sono felice che l'opera abbia ricevuto molte recensioni positive, e ciò mi dà ogni giorno la fiducia necessaria a portare avanti il mio nuovo e ben più ambizioso progetto. Se L'Occhio di Mobius è un romanzo piuttosto breve, il libro di cui mi sto occupando è ben più consistente e complesso, sebbene appartenga al medesimo genere.
Volevo impostare la nuova opera come un punto d'inizio per una trilogia di romanzi, pertanto sto cercando di dar vita a un mondo molto più complesso, dettagliato e credibile del precedente, dove ogni personaggio cessa di essere una figura bidimensionale e si trasforma in un individuo realistico. Nei limiti del possibile, sto tentando di creare dei personaggi che, come persone reali, non si possano catalogare come "buone" o "cattive" o scadere in banali stereotipi. Sto provando, insomma, a dipingere l'intera gamma di complessi sentimenti, comportamenti e pensieri che si ritroverebbero in una persona vera. Una fiction e dei personaggi né bianchi né neri, quanto piuttosto, in una sfumatura di grigio. Almeno in ambito morale, ritengo che la dualità non esista, e che l'essere umano vada sempre rappresentato nella sua estrema ambiguità. Se di norma cerco di seguire tale principio in tutte le mie opere, nel nuovo romanzo sto facendo del mio meglio per applicarlo con ancora più rigore.
Senza svelare troppo del mio lavoro, ma cercando comunque di incuriosirvi, posso dire che i protagonisti, nonostante i loro poteri, si ritroveranno spesso in balia delle correnti del destino e delle decisioni degli dei, senza poter far valere le proprie ragioni. Si tratta di un cammino lungo che avrà il suo culmine soltanto nel terzo volume. Nel primo romanzo, i personaggi dovranno affrontare la loro condizione di servi degli dei, la minaccia che i loro rivali rappresentano e infine un misterioso complotto. Da sfondo, una terra divisa in due regni in uno stato di equilibrio precario a causa delle tensioni politico-religiose. L'epoca è una sorta di tardissimo medioevo esageratamente oscurantista, con episodi di schiavitù e ogni genere di nefandezza; un'era fittizia lontana dall'idealismo dei cavalieri impavidi e delle loro giostre, del tutto priva di eroi senza macchia.
Per certi versi, si tratta di un mondo non molto lontano da quello di Conan, il celebre Cimmero di Howard. In queste terre non ci sono né eroi né santi... solo divinità machiavelliche e mortali fallibili. Da qui, il titolo del romanzo: Dei e uomini.
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