Come avrete dedotto dal titolo di oggi, vorrei soffermarmi su un elemento piuttosto comune nel genere Fantasy: il viaggio. Vi sono certo alcuni romanzi che si svolgono per intero in un solo luogo, con i protagonisti che per esempio lottano contro un tiranno per liberare una sola città. Troverete però che in genere, il viaggio rappresenta quasi una regola nella maggior parte di queste storie. Perché?
Spesso anche nella realtà ci si sente dire che viaggiare "ampli gli orizzonti" o "renda di mente più aperta"... forse inconsciamente abbiamo tutti fatto nostra questa nozione (a mio avviso veritiera), pertanto l'applichiamo, consciamente o inconsciamente, ai nostri personaggi e alle nostre storie. Poiché naturalmente i protagonisti hanno bisogno di ampliare i propri orizzonti, fare esperienze, crescere e svilupparsi. La crescita dei personaggi è imprescindibile in qualunque storia che si rispetti, ma mentre ci si può anche limitare a farli sviluppare attraverso le mere vicissitudini che essi vivono, il viaggio fisico aggiunge un ulteriore, sottile significato metaforico al tutto (oltre che una maggiore varietà).
Penso al viaggio di Frodo e dell'Unico Anello, ai viaggi di Thomas Covenant l'Incredulo, a quelli dei molteplici protagonisti delle saghe di Shannara, e così via, e così via. Nel caso di Covenant, si trattava di viaggi che potevano benissimo essere dei sogni lucidi che faceva ogniqualvolta batteva la testa e sveniva, piuttosto che di un mondo parallelo (che è anche una delle scelte più gettonate dell'ultimo ventennio). Che si tratti però soltanto di un viaggio in un sogno, un viaggio alla scoperta di se stessi tramite eventi traumatici oppure una vera e propria odissea (Ulisse detiene il primato ancora oggi, a mio avviso), esso è sempre alla base di ogni storia fantastica che si rispetti. E come recita un famoso detto: "Conta il viaggio, non la destinazione."
Le motivazioni che spingono i protagonisti a compiere la loro odissea sono spesso variegate, che si tratti di salvare il mondo, ottenere vendetta o fuggire da se stessi. Ma anche le ragioni sono a parer mio importanti, perché in genere delineano il carattere e il passato dei personaggi, fornendoci informazioni su di loro e la capacità di identificarci in essi. E poi, specie se la storia in questione è un romanzo (quindi un lavoro corposo), necessita di una buona struttura, di motivazioni importanti che possano rappresentare un sufficiente sprone per i protagonisti. Quasi tutte le più grandi storie cominciano con un viaggio: penso anche a opere antiche, come la Divina Commedia o la già citata Odissea.
Non per sminuire storie che possono benissimo svolgersi in un solo luogo, ma intraprendere un viaggio ha sempre un certo fascino, forse anche perché oggi siamo abituati a un mondo che nasconde ben pochi segreti, ove tutti i continenti sono stati scoperti e la maggior parte dei luoghi già esplorati. Allora ecco che il viaggio in un'opera di fantasia ci apre un mondo di possibilità, un universo del tutto estraneo e sconosciuto, pieno di misteri, magia e terre inesplorate... forse questo è l'unico modo che ci resta per poter sperimentare quelle emozioni che hanno provato gli esploratori del passato, ogniqualvolta si mettevano in viaggio per terre lontane. Pensiamo a Colombo, James Cook, i pirati e tanti altri.
Ma perfino quando in un Fantasy il viaggio risulta ridotto, oppure quando i personaggi si muovono in dei territori a loro noti, per noi (almeno alla prima lettura) di certo non lo sono, perciò si mantiene viva e intatta la sensazione di avventura e della scoperta che è parte integrante del genere e forse perfino la sua linfa vitale. Siamo abituati a vivere in un mondo nel quale un mero spostamento in aereo da un paese (o per fino un continente) all'altro è considerato "un viaggio". La realtà è che il vero viaggio è quello che compierebbe qualcuno che si spostasse con mezzi molto più lenti, magari in bici o in autostop, girando il mondo. Qualcosa fuori dall'esperienza e dalle possibilità della stragrande maggioranza di noi. Quello è un vero viaggio, ed è esattamente ciò che fanno i nostri protagonisti di storie fantastiche. Muoversi a piedi o a cavallo per magiche contrade, imbattendosi in banditi, viaggiatori e ogni sorta di strane (e spesso letali) creature. Assaggiare prodotti locali, così diversi da quelli della propria terra, apprendere da culture differenti, fa tutto parte dell'enorme corredo del Fantasy.
Si potrebbe quindi definire il viaggio una sorta di bisaccia, in grado di contenere tutti gli altri fili conduttori del libro: non è il tema principale ma contribuisce in modo significativo alla storia che si va a raccontare. In ultimo, una lunga ed estenuante odissea può spesso contribuire a rendere i protagonisti più saggi, forti e lungimiranti attraverso le sfide che pone loro, oppure può trasformarli in modi meno piacevoli, rubando loro un arto o due... o nei casi più estremi, esigendo persino la loro vita.
Alla prossima!
Nessun commento:
Posta un commento