Capitolo III: Il contenuto
Quello che scriverete, dipende in larga misura da voi stessi. Cosa vi appassiona? Cosa vi manda in fibrillazione e leggereste fino alla nausea (e oltre)? E qui non parliamo solo di genere. Nel mio caso, fantasy, fantascienza e horror sono la mia trinità, ma ciò che ci piace non si può ridurre a dei semplici campi semantici.
Mi spiego meglio. Ognuno di noi – chi più chi meno – possiede una certa duttilità, una poliedricità insita nella propria personalità: ha passioni che toccano molti campi differenti. L’abilità dello scrittore sta nell’approfittare di ciò. Se amate la fantascienza e il calcio, potreste voler scrivere di un romanzo futuristico in cui i vostri protagonisti sono anche dei giocatori di pallone professionisti e l’ambito in cui li collocate vi darebbe modo di scatenarvi con tutte le idee che vi vengono in mente. Oppure, come diceva Ennio, avete magari il gusto dell’orrido ma amate allo stesso tempo le storie d’amore? È presto detto: infilate del romanticismo in una situazione horror e vedete cosa ne viene fuori. Gli esempi sono pressoché sterminati e l’unico limite è la vostra fantasia.
Bene, avete una mezza idea di cosa volete scrivere… ma è davvero sufficiente? In realtà, no. A prescindere da quanto amiate un genere letterario e quanto ne sappiate a riguardo, sarebbe sempre bene fare un minimo di ricerca e leggere molto di tale genere, in modo da ridurre al minimo le vaccate che potreste scrivere. Per esempio, avere un minimo di nozioni scientifiche e poter vantare molta esperienza in fatto di film fantascientifici, nonché aver letto libri sul genere, vi darebbe sicuramente un vantaggio per scrivere di fantascienza. Magari apprendere anche un po’ di astronomia potrebbe tornare utile e la somma delle vostre conoscenze vi permetterebbe di costruire in linea di massima qualcosa di più credibile; di dare un sapore di realismo al tutto grazie alle nozioni apprese.
Naturalmente deve trattarsi di campi per voi di interesse o che fanno comunque parte della vostra fonte di scibile. Svolgere ricerche troppo approfondite rischia di affossare il resto e trasformare il vostro lavoro in un manuale più che un’opera di narrativa, di qualunque genere trattiate (a tal proposito mi viene in mente Moby Dick, che ho trovato così pesante e palloso da interrompere a metà la lettura, nonostante sia considerato un classico).
Anche nel caso in cui voleste riproporre un qualcosa che si è visto e rivisto, come ad esempio i lupi mannari, non sarò certo io a gridarvi: “Siete banali!” Tutt’altro. Sotto questo aspetto sono molto meno critico di tanti altri e a mio avviso, paradossalmente, se volessimo creare qualcosa di originale a tutti i costi – in qualunque ambito – potremmo non esserne capaci comunque.
A volte la novità sboccia da una pianta vecchia, vista da una differente prospettiva o con una diversa gradazione di luce.
Parola mia. La chiave sta nel riuscire a reinterpretare un qualcosa di trito per confezionare una ricetta del tutto nuova, rendendola particolare col proprio tocco personale. Proprio come fanno i cuochi. Per questo motivo ci tenevo a sottolineare l’importanza della vostra cultura generale e dei vostri interessi, perché saranno quelli a fare spesso la differenza, nel caso l’opera non sia un fulgido esempio di originalità. In conclusione, come ho accennato nel primo capitolo, nella maggioranza dei casi la storia e il tocco personale sono in genere in grado di sopperire a molte mancanze.
Siamo al punto successivo della lista: il come. Nel prossimo, più articolato capitolo parleremo dello stile.
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